La mia strumentazione dagli albori ad oggi
1978
Per la prima comunione mio padre con uno sforzo economico non indifferente per il periodo, mi comprò da ottica Gambini un rifrattore da 60mm focale 800 mm di una nota casa giapponese. Parliamo di un CARTON che mi permetteva di raggiungere ben 133X con un oculare da OR 6mm comprato in un secondo tempo. Compreso nelle 160.000 lire, oltre ad un diagonale c’erano una strana lente per la visione raddrizzata della luna, due oculari H8-H12.5 ed un filtro solare da avvitare all’oculare nonché un piccolo cercatore.
Ci osservai tutti quegli oggetti celesti meglio accessibili da una finestra di un appartamento di una città illuminata, luna, sole, le Pleiadi ed Orione, poi ricordo un Giove incolore, inodore, con i suoi 4 satelliti. E tanta, tanta collina, il movimento di gente sulla torre degli Asinelli, e mi meravigliavo di vedere e distinguere le macchine parcheggiate nelle ville sulle colline bolognesi.
In quegli anni di grande “rilevanza scientifica”, ricordo che prendemmo in prova a Cavezzo, un riflettore da 150 mm. Solamente il tubo perché la montatura era improponibile, pertanto con un tocco di fantasia adagiammo il tubo su di un asse da stiro che spessorandolo con quaderni e libri mi permise di vedere per la prima volta Saturno Fu magnifico e mi sentivo un piccolo Cassini. L’input scattò dopo aver osservato Giove una sera d’agosto a Cervia. Allora un appassionato con un Newton da 150mm si era piazzato sul lungomare per far vedere Giove ai passanti. Per me era la prima occasione e ne rimasi letteralmente sbalordito dall’immagine che vedevo. Ricordo che la sera stessa dal balcone posizionai il mio 60mm per vederlo e comunque non ne rimasi deluso. Ero già felice averlo puntato in autonomia.
1986
Corrono veloci gli anni e nel frattempo la passione si affievolisce, ma rimane sempre latente come l’helicobcater pilori della mia gastrite. In occasione del passaggio della cometa di Halley m’iscrissi all’AAB (Associazione Astrofili di Bologna). Vociferava il fatto che ero una promessa per l’entusiasmo che sembravo esprimere. Erano anni tosti dal punto di vista caratteriale, fu cosi che dopo 3 uscite all’osservatorio con un freddo cane per tenere centrata una stella variabile, gliela diedi su. Finiscono gli anni scolastici, scorre il militare e le morosine, poi un giorno di noia comprai Nuovo Orione.
1995
La mia attenzione cadde sulla recensione di Maffei del nuovo Meade da 90 mm F11. Era per il mercato d’allora uno stravolgimento per i rifrattori. Anche noi umili potevano finalmente beneficiare di una discreta apertura per un rifrattore. Andammo a Milano dai fratelli Miotti. Ed il Meade eri li che posava tutto per me, l’avevo sognato ragazzi l’avevo sognato più notti, il Meade 395. Posavano pieni di sé anche altri strumenti inarrivabili, i famigerati Schmidt SCT 8” Meade, ma anche i costosissimi Vixen 102mm. Appena posai gli occhi sul 395 a 40x me ne innamorai subito, eh si, bella mossa di marketing a 40x tutto è bello e definito e mi sembrava un pozzo di luce rispetto al mio 60mm.
Lo prendemmo per 1500000 con tanto di oculari da 25mm e da 6.7mm. ed una lente da mettere in testa per il sole. Preso da sensi di colpa vista la spesa, vendetti me tapino, il mio primo telescopio al mio ex capo.
Il Meade però non sembrava poi sta gran roba, anzi dopo un paio di sere lo provai su Marte ed ovviamente vuoi perché osservavo dalla finestra, vuoi perché Marte è uno pianeta ostico nella ricerca dei dettagli fu veramente una delusione. A dar man forte a queste mie sensazioni ci mise molto del suo il sig.Tulipani. Rammento il giudizio senza tanti sconti di pena che mi fece. Ma la svolta qualitativa avvenne da li a pochi anni
1999 Fiera dell’astronomia di Forli. Ultima volta che vedo Tulipani e voi direte ma chi è sto Tulipani, era il presidente dell’AAB. persona gentilissima che vedevo come la Treccani dell’astronomia.
Ebbene in fiera poggio gli occhi su di uno spotting scope da 80mm della Swarovski che vendeva un negoziante di Padova. Un delirio di purezza ottica. E’ amore a prima vista. Le scritte incise su di un cartellone all’interno del padiglione m’inebriano. E il trionfo dei colori, del contrasto!!!
Esco come benedetto.
E’ un tarlo che mi è entrato nella testa .Verso la fine di dicembre vendo a mio cugino a meno della metà del costo d’acquisto il mio novantello. Poi a Padova con mamma e papa acquisto il piccolo gioiello dopo un’estenuante contrattazione vinta e spuntata da mio padre per 2.350.000 con tanto di treppiede manfrotto ed oculare zoom 20-60x.
Iniziai cosi a fare del birdwatching, anche perchè lo strumento era nato per quello scopo. Era quanto di meglio per il naturalistico. Dopo aver preso un oculare per aumentarne gli ingrandimenti dovetti comunque capitolare sul suo mero utilizzo naturalistico. Erano gli anni di internet. S’iniziava a navigare nel web.
E cosi per pura curiosità, ovvero il carburante che ti dà iniziativa iniziai a leggere recensioni di strumenti. E rivista galeotta fù questa volta Coelum. C’era il test del Intes MK67 by Plinio Camaiti un guru del mondo astrofilo. Ogni giorno che passava guardavo sempre più con occhio torvo il piccolo ignaro Swarovski.
Finche approfittando di una vacanza per puro caso sul lago Maggiore acquistai dal Diaframma il mitico MK67 per 2780000 e vendetti ad uno strano tipo di Milano lo Swaro per 2 milioni delle vecchie lire. Dico strano perché voleva incontrarsi in una discarica ad osservare i volatili, ed io secondo te che manco ti conosco potevo accettare???
2001 Siamo in maggio ed al rientro ho tutto il tempo per gustarmi l’opposizione marziana. Fantastico per l’alta risoluzione. Un Marte mai più rivisto cosi bene. Un Saturno fantastico e ricordo un Giove una sera d’autunno da paura. Ma l’inverno è alle porte e come l’armata napoleonica capitolò in Russia anche per me diventò una Waterloo. Forse tensioni meniscali? L’immagine era sempre mossa, mi sembrava triangolare. Mi crollò il mondo ed anziché osservare, cercare il problema sprofondai nel divano cliccando Google…cerca apocromatici 4 pollici
Lessi cosi per la prima volta di questi apo da 4” e poi mi dissero di un tizio che vendeva il suo apo da 100mm a Lovoleto. Cavolo a 10 km da Budrio. Decisi. Basta con questi verbi al passato. Vado a trovarlo una sera e lo trovo li fuori nel giardino dove affiancato allo strumento in vendita c’è in bella mostra un bestione da 128mm. Sono i due fratelli Takahashi ed in poki minuti in una gelida sera d’inverno con una semplice occhiata al doppio del Perseo avviene l’ennesimo tradimento. Un bacio di Giuda al mio MK67.
2002 Dicembre compro per 1550000 il tele al sig. Testi. Mostruoso sulle doppie, Giove, Saturno e Luna. Nitidezza e secchezza delle immagini ogni sera e confrontai per diversi mesi Taka con l’MK67. Mi divertii un sacco complice un seeing eccezionale, un terrazzo da 16 metri quadri aperto ed una posizione alta dei pianeti non come oggi che li osservi tra i tralicci delle gru.
Condizioni invidiabili avevo il mio Eden astronomico, ma noi uomini siamo imperfetti e non mi sentivo completamente pago. E se fosse più corto mi domandavo? Ad esempio il Televue NP101 era ben più corto, c’erano recensioni che lo dipingevano come la perfezione assoluta anche come meccanica.
Sapete una cosa? E come quando inizi a corteggiare una ragazza e vedi qualche segnale da parte sua che ti fa sognare, ehm spesso segnali frutto della nostra fantasia in realtà, ma allo stesso modo iniziai a fantasticare e progettare. Dopo mesi di eccitazione mi misi d’accordo nei minimi dettagli con un amico che andava spesso negli States.
2004
Aprile, scendeva dall’aereo a Bologna con il mio tele. Che gioia, era veramente bello, e cosi lo provai in parallelo al mio Takahashi FS102mm, e questo per diverse sere. Nel febbraio 2005 lo vendetti ad un tipo piemontese all’abbazia di Pomposa per 2300 euro in contanti + l’intes MN66. Ricordo benissimo quel caldo pomeriggio di febbraio nel parcheggio vuoto adiacente l’abbazia. Arrivò con un alfa nera, e mi chiese di salire sull’auto...il cuore mi batteva all’impazzata mi vedevo già con una pistola puntata, invece voleva semplicemente trattare.
Qualche mese dopo mi sbarazzai anche del Taka perche non reggeva il confronto con il nuovo MN66. Quest’ultimo sulla luna era anche meglio del FS128mm. Sicuramente meno entusiasmante nelle doppie rispetto al Tak, ma nettamente più performante data l’apertura nel planetario. In pratica lo strumento definitivo. Un definitivo durato 8 anni infatti lo cedetti ad un prezzaccio per fare cassa a due fortunati ragazzini.
Gli anni tra il 2009 ed il 2013 furono a corrente alternata, presi qualche strumento che non mi fece impazzire e abbandonai un po’ la passione complice anche problemi famigliari.
2014
Costantino un grandissimo astrofilo costruttore di binoscopi mi vendette il suo Intes MN76 il fratello maggiore del MN66.
Questo strumento ha un potenziale impressionante, ne ho fatto una relazione, l’unico limite è il seeing del terrazzo da dove osservo adesso che è un supplizio.
Tutte le volte che mi è capitato di portarlo fuori ad osservare da qualche amico con giardino è stato sempre un vincente.
Non c’è di meglio per l’alta risoluzione, in rapporto anche alla comodità d’esercizio.
2018
Mi son voluto fare un regalino, mi son preso un rifrattore 76DCU Takahashi, un gioiellino che alterno al mio Intes.
Se m’accorgo che la serata è particolarmente ferma sfodero l’intes altrimenti vado con il piccolo.
Sono ormai 25 anni che compro e vendo, di ogni strumento posseduto ho dei bei ricordi, di Marte l’opposizione con l’MK67, ed anche un Giove d’ottobre. Le doppie con il Taka e Saturno in 3D, la Luna dei fratelli Intes micro.
Per finire con Venere pulito senza colori con l’NP101 nonché gli ammassi stellari che con questo strumento erano stupendi.
Spesso siamo colpiti da strumentite, è un male che s’insinua vigliaccamente fino a farti guardare male uno strumento che possiedi da anni, ma che in realtà andrebbe benissimo.
Pero per terminare in bellezza vi racconto questa. Ricordate che avevo venduto il mio primo tele al mio ex capo??? Anni dopo lo ricomprai alla stessa cifra ed ora riposa in pace nel mio armadio ancora completo di tutte le migliorie che gli avevo fatto con mio padre.
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